Negli otto incontri i nostri obiettivi sono:
. Suscitare una sana inquietudine sul fatto che tutte le coppie che chiedono di “fare il corso” hanno già deciso di sposarsi, mentre il percorso serve per “decidersi di sposarsi”
. Imparare a mettere in discussione le proprie convinzioni sulla Chiesa, maturate senza la Chiesa (magari – di fatto e senza cattiveria, né volontà – tenuta a distanza). Tutte le coppie infatti confidano di non essere praticanti. Accompagniamo le coppie a comprendere che “sposarsi in Chiesa” non significa sposarsi “in una chiesa”, in una bella e religiosa “location”
. Propiziare il dialogo tra i due e con noi
. Scongiurare la dipendenza patologica “dalla propria casa”
. Solleticare la curiosità verso il “Grande Sconosciuto” (Dio Padre) proprio tra chi si sposa. Sappiamo, infatti che ci sono tanti battezzati, ma non cristiani: il battesimo purtroppo viene spesso considerato solo come lo scontrino per “sposarsi in chiesa”, per tradizione, perché è giusto, perché è solenne. Le fede è, invece, una scelta: occorre verificare di essere in comunione con quel Dio che ti sposa, il Dio di Gesù Cristo. Desideriamo con le coppie imparare ad investire sul “cristiano” e molto meno sul “matrimonio”
Testare l’idoneità e la consapevolezza di un gesto definitivo. Il matrimonio cristiano è anzitutto una vocazione, una chiamata di Dio ad amare, alla quale ci si prepara come per un’impresa, come per un’avventura. Non ci si può sposare perché si è innamorati o perché non si riesce a stare senza un partner